CECI NERI
Ceci neri

Ceci neri

Un po’ di storia

Iran, Pakistan, India: ecco i luoghi asiatici dove questa piantina, che vive e cresce bene senza essere annaffiata, è tuttora coltivata.

Proprio dalla lontana Asia, dove ha visto le sue origini migliaia di anni fa, è stata importata nei territori dell’Occidente la pianta di cece nero. In Italia, poi, ha trovato e trova spazio di coltivazione in Cilento e più precisamente a Cicerale.

Anche questa pianta, come del resto il grano, ha sempre trovato spazio nelle tradizioni alimentari contadine, dal momento che è molto ricca di proteine. Oggi viene coltivata seguendo i criteri delle colture biologiche in modo da avere un prodotto altamente naturale.

Nero, ma non troppo

Nel corso dei secoli si è arrivati ad avere un cece che, più che essere nero, ha delle striature dorate e nocciola. Piccolo, tondo, ha un gusto molto intenso ed aromatico e matura verso la fine del mese di luglio.

Masilicò segue la coltivazione e poi la raccolta, che è tutt’altro che semplice. Queste piante, infatti, quando i ceci sono maturi, diventano secche e vengono sradicate e poste ad asciugare e seccare ulteriormente nello stesso campo dove sono cresciute. Dopodichè verranno trebbiate dopo essere state sistemate su sacchi di juta e battute con bastoni di legno, laddove non fosse disponibile la trebbiatrice.

Una volta essiccati, i ceci neri potranno essere consumati per tutto l’anno, sino al raccolto successivo.

Mangiando ceci neri…

Questi tondi semi dalla buccia scura e rugosa, leggermente più piccoli dei ceci bianchi classici e indubbiamente più conosciuti, sono molto ricchi di fibre, motivo per cui danno senso di sazietà e migliorano le funzioni dell’intestino.

Ciò che li rende ancora più unici è il fatto che sono anche molto ricchi di ferro e perciò adatti all’alimentazione di chi ne è carente, delle donne in gravidanza e delle neo mamme.

Oltre a ciò, contengono molte vitamine tra cui quelle del gruppo B, la vitamina C, K, ed E; sono molto ricchi di sali minerali e principalmente di magnesio, potassio e fosforo.

Il cece nero di Cicerale trova molto spazio in tutte le diete vegane e vegetariane, essendo molto ricco di proteine, e per questo motivo viene consigliato anche a chi soffre di stanchezza cronica.

In ammollo e ai fornelli

Come quasi tutti gli altri legumi è consigliabile metterli in ammollo la sera prima di essere cucinati.

Questo passaggio a volte non è particolarmente considerato, ma è utile affinchè una volta a bagno rilascino l’acido fitico, dando così più spazio ai nutrienti; infatti, senza questa sostanza, i ceci in cottura possono assorbire meglio i sali minerali.

La procedura per l’ammollo è quella di calcolare il quantitativo di acqua in modo che sia 5 volte il peso dei legumi; meglio acqua a temperatura ambiente, sostituita qualche volta nell’arco delle ore.

Questi ceci sono così buoni e aromatici di loro da non avere necessità di insaporire l’acqua di cottura: basta aggiungere uno spicchio di aglio ed un filo di olio extra vergine di oliva Masilicò e cuocere lentamente.

A questo punto non resta che sbizzarrirsi con le ricette, dalla più tradizionale a quelle un po’ più fantasiose.

Di base, con i ceci neri si ottengono fantastiche zuppe, creme e vellutate. Come sempre, a seconda del territorio, variano gli altri ingredienti.

Una delle ricette più legate alla tradizione Pugliese, ad esempio, li vede cucinati con i funghi cardoncelli.

Se si vuole “azzardare”, sono fantastici in una fresca insalata, abbinati a rucola e gamberetti, ma nelle stagioni più fredde l’insalata può essere calda se fatta con finocchi, carote, zucchine, pomodori oppure con cavolo cappuccio, patate e cumino.

Un’altra gustosa insalata li vede abbinati ai frutti di mare e rucola.

Come per i ceci tradizionali, anche con quelli neri si possono realizzare squisiti falafel ed un ottimo hummus.

I nostri li trovi qui –> https://www.masilico.com/legumi-secchi/

Curiosità

Durante l’Impero Romano questi ceci furono estremamente graditi a tal punto che persino Orazio (famoso poeta) lasciò testimonianza del fatto che venissero cucinati fritti in olio di oliva.

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